La pillola del giorno dopo è accettata anche dalla Chiesa tedesca, e in Italia?

In Italia quasi una donna su tre ha rapporti sessuali non protetti, ma solo il 20 per cento ricorre alla contraccezione d’emergenza. Le cause? Soprattutto scarsa informazione: alcune (circa il 45%) temono che sia abortiva, altre non ne conoscono il meccanismo d’azione (circa il 34%) e c’è addirittura chi pensa che sia a esclusivo uso delle adolescenti al primo rapporto o che causi l’infertilità. Sono questi i dati che emergono da una ricerca condotta su 1.234 donne italiane (nell’ambito di una ricerca europea che ha coinvolto circa 7000 donne) e appena presentata a Venezia nel corso del 15th World Congress on Human Reproduction.

Nel nostro paese il 33% delle gravidanze sono indesiderate e di queste oltre il 50% si traduce in un’interruzione volontaria della gravidanza. Questi numeri sono impressionanti soprattutto se si pensa al fatto che potrebbero essere azzerati con un po’ di informazione in più. E’ chiaro quindi che il primo problema da affrontare è la mancanza di consapevolezza del rischio di gravidanza indesiderata; tra le principali cause di rischio: il preservativo che si è rotto o si è sfilato, la dimenticanza di una o più pillole, l’uso del “coito interrotto” e calcoli aleatori e fantasiosi sui giorni fertili.
Ma accanto a ciò scoraggia l’iter per la prescrizione della contraccezione d’emergenza, inclusa l’ultima difficoltà, tutta italiana, del test di gravidanza, per la formulazione più efficace: la pillola a base di Ulipristal Acetato. Quest’ultima, afferma la prof.ssa Rossella Nappi, responsabile del Centro di endocrinologia ginecologica del Policlinico San Matteo di Pavia, « se assunta nelle prime 72 ore dopo il rapporto a rischio, raddoppia l’efficacia rispetto alla formulazione finora in uso (con levonorgestrel). E, entro le 24 ore, il suo effetto aumenta del 75 per cento ». Va precisato inoltre che non è abortiva: non a caso, il suo uso è stato da poco ammesso dalla Chiesa cattolica tedesca nei casi di stupro. Blocca l’ormone luteinizzante, prima che l’ovulo sia maturo. La sua azione dipende dalla precocità dell’assunzione, per questo è detta “la pillola prima possibile”, anche se funziona fino a cinque giorni dopo il rapporto.

È bene ribadire che non si tratta di un farmaco per donne distratte o poco attente, al contrario “Le donne che l’hanno assunta – spiega la dottoressa Nicoletta Orthmann, dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) – comprendono pienamente l’importanza di questa opzione contraccettiva per la tutela della propria salute sessuale e riproduttiva” e non è un caso infatti che, la maggior parte di coloro che hanno fatto ricorso alla contraccezione d’emergenza, dopo questa esperienza, scelga un contraccettivo più affidabile e sicuro.
“Di fronte a questi dati – continua la dott.ssa Orthmann – emerge la necessità, e in questo senso è cruciale il ruolo del ginecologo quale interlocutore di riferimento, di favorire l’accesso alle donne a uno strumento di prevenzione che da un lato non le esponga a un’eventuale interruzione volontaria di gravidanza e dall’altro abbia il valore aggiunto di farle riflettere e prendere coscienza dei rischi nei quali possono incorrere”.

 

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