Le donne che ricorrono alla contraccezione d’emergenza si sentono respinte e giudicate

La contraccezione d’emergenza è ancora un diritto negato! La maggior parte delle donne che ne ha bisogno riceve generalmente un rifiuto e inizia un pellegrinaggio da ospedale a ospedale per ricevere la prescrizione prima e acquistare il farmaco poi.
E’ questo uno dei dati più sconcertanti emersi dalla ricerca di SMIC (Società Medica Italiana per la Contraccezione) effettuata attraverso il sito mettiche.it, su un campione di oltre 3500 utenti del sito.
I medici non spiegano la differenza tra le due formulazioni: quella tradizionale a base di Levonorgestrel e quella più efficace, nota anche come pillola dei cinque giorni dopo, a base di Ulipristal Acetato; i due farmaci, infatti, non sono equivalenti e di fronte al rischio di una gravidanza indesiderata è bene che anche la donna possa scegliere quanto rischiare.  I medici quindi, dovrebbero approfittare di questo momento per fare informazione, aiutando la donna a scegliere in modo consapevole non solo il contraccettivo d’emergenza, ma anche, e soprattutto, quello abituale.
Molte utenti, peraltro, si sono sentite giudicate, quando hanno fatto richiesta del farmaco.
Ma accanto a questi dati emerge chiaramente una mancanza di informazioni generalizzata:
il 56% pensa che il coito interrotto sia un metodo affidabile per evitare una gravidanza, il 70% delle donne non sa quali sono i giorni fertili e pensa che i “giorni in cui stare attente” siano solo il 14° e il 15° giorno, mentre la finestra di rischio è molto più ampia e non dipende solo dalla regolarità del ciclo, ma anche da fatto che gli spermatozoi vivono per ben 5 giorni all’interno dei genitali femminili.
Per ogni altra informazione su contraccezione e contraccezione d’emergenza: www.mettiche.it

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