Stefano Fiorucci Professore: scoperte nuove sostanze naturali derivate da spugne marine utili nel trattamento delle malattie epatiche croniche

La rivista J. Med .Chem. riporta tra i suoi articoli in corso di pubblicazione un importante studio condotto in collaborazione tra  il  laboratorio di gastroenterologia ed epatologia dell’ Università di Perugia diretto dal prof. Stefano Fiorucci e l’ università di Napoli, in cui viene descritta la scoperta che sostanze naturali di origine marine possano avere utilità nel trattamento di alcune forme di malattie epatiche epatiche croniche.

Lo studio riporta infatti che estratti da spugne  oceaniche contengono degli steroidi naturali che si sono rilevati in test  su clelule potenti antagonisti di un recettore, il farnesoid-x-receptor (FXR) la cui attivazione ha effetti sfavorevoli in alcune forme di malattie epatiche in cui la secrezione di bile è alterata.

Questo quadro  conosciuto come “colestasi” si riscontra in varie malattie epatiche incluse epatici croniche virali da virus B e C, cirrosi epatica ma soprattutto in corso di cirrosi biliare primitiva, una malattia cha ha una prevalenza di circa 6-8 casi /100.000 abitanti e che è considerata in Europa una malattia orfana, cioè a dire una malattia per la quale non esiste un trattamento specifico. La malattia infatti  una violta instauratasi porta ad un quadro di insufficienza epatica progressi vola cui unica terapia realmente efficace, nel tempo, è il trapianto di fegato.

La scoperta che  sostanze naturali estratte da spugne marine possano revertire l’effetto del recettore FXR è un importante passo avanti nella ricerca biomedica del trattamento di questi disordini in quanto antagonisti di FXR  fino ad esso sono poco noto e quelli fin qui identificati sono aspecifici, e con possibili effetti collaterali.

Lo studio ha visto la collaborazione di  vari  gruppi di ricerca ed ha coinvolto oltre al prof. Fiorucci, il dipartiment0 di farmacia dell’ Università di Napoli,  Prof. Ssa Angela Zampella dove è avvenuta l’estrazione e la caratterizzazione chimica e strutturale della nuova sostanza chiamata “suvanina”.

I risultati di questo studio aprono quindi nuove possibilità di sviluppare farmaci da sostanze neturali anche marine nel trattamento di patologie gravi del fegato.

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